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Uno studente napoletano, esponente di un gruppo sovversivo, si rifugia a Parigi ei primi anni Ottanta per non essere definitivamente trascinato nella lotta armata. Torna nella sua città dopo venticinque inni, ossessionato dal mito del fuoco come forza purificatrice, forse anche rigeneratrice. Riguardare Napoli dopo tanto tempo si rivela un esercizio doloroso: fatica a riconoscersi in una realtà profondamente in crisi, nei diseredati, suoi vecchi riferimenti, e inciampa in una serie di individui ben più determinati di lui - terroristi islamici, camorristi, costruttori senza scrupoli, ultrà, esponenti dei centri sociali, ragazze spregiudicate - che il fuoco lo vogliono sul serio. Nella città s'incrociano emozioni tristi e forme di violenza molto diverse tra loro e fuori controllo. Deve accettare amaramente che proporsi come badante della propria città, ricorrendo al fuoco, è molto più difficile che farlo con cura per un vecchio aristocratico, diversamente abile... Il fuoco che avanza gli sembra un fuoco senz'anima. E la distanza con il nuovo terrorismo dilagante gli appare incommensurabile. I libri finiscono per diventare l'unica salvezza, ma anche una prigione invalicabile.